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Business Central meglio on cloud o on premise

Le alternative di deploy dell’ERP Microsoft, Dynamics 365 Business Central, in cantina/sulle nuvole/nello spazio?

Nel mio precedente articolo avevamo visto quali fossero i principali temi per scegliere tra on premise oppure on cloud per i propri sistemi, come per l’ERP. Non lo hai letto? Vai a leggerlo pigrone! 

Oggi, invece, vediamo quali sono le alternative che sono messe a disposizione dall’ERP Microsoft, Dynamics 365 Business Central. 

Il tema del deploy per quanto riguarda l’ERP Microsoft è da affrontare su due livelli: 

  • “dove metterlo”, comunemente detto Deployment 
  • “cosa serve”, comunemente detto Licensing 

Mischiare questi due temi rende tutto più complicato, quindi vediamoli uno alla volta e poi capiamo come si intrecciano. 

Ovviamente il software rimane lo stesso quindi interfaccia, modalità d’accesso, funzionalità, etc etc… restano le stesse identiche a prescindere da quale sia l’alternativa che ci interessa; a cambiare saranno esclusivamente “chi deve gestire cosa” e “quanti aggiornamenti arrivano quando”. 

Alternative di Deploy

Dynamics 365 Business Central prevede tre alternative di Deployment:

  • SaaS
  • PaaS
  • On Premise

Vediamo quali sono i principali temi legati alle diverse alternative su Business Central.

SaaS

Alternativa Full Cloud, è chiaramente la soluzione su cui Microsoft sta puntando di più sia a livello strategico che a livello di investimenti. Ultima arrivata tra le alternative di deploy, ha già raggiunto una maturità come soluzione che permette di essere presa in considerazione ormai quasi in qualsiasi scenario, traguardo raggiunto in meno di 5 anni dalla nascita…proprio bravi!

Ad ogni modo alternativa SaaS significa che il Database è in mano Microsoft e questo porta due conseguenze: la prima è che il partner non ci può infilare direttamente le mani…cosa che viene comoda quando ci sono da fare tante personalizzazioni o sono state fatte in barba alle best practice Microsoft (retaggio molto diffuso delle vecchie gestioni). La seconda è che il sistema è più “blindato” e se si vogliono fare interfacce particolari o custom stratosferiche vanno fatte a modo…altrimenti è un problema.

Se si sceglie il mondo SaaS state attenti a una cosa: in questa modalità, gli aggiornamenti vengono rilasciati con due major release annuali…ovviamente i partner vengono avvisati con largo anticipo da Microsoft su quali saranno le features aggiunte/modificate dagli aggiornamenti, lasciando il tempo di fare gli aggiustamenti necessari. Ma in realtà non è sempre così banale, quindi assicuratevi che le soluzioni che utilizzate siano certificate da Microsoft. Se sono certificate, allora Microsoft stessa garantisce il loro funzionamento a prescindere dai vari aggiornamenti…se non lo sono, allora è chiaro che per il cliente aggiustare le cose perché sopravvivano con gli aggiornamenti più tosti significa un costo economico, e per il partner significa un costo di risorse. Occhio!

Altro tema non da poco, sempre collegato a quanto sopra: gli aggiornamenti. In SaaS funziona come il mondo Office 365 (che ormai si chiama Microsoft 365 da un pezzo, dai su fai attenzione) quindi si aggiorna in automatico alle scadenze decise da Microsoft. Questo in realtà non è necessariamente un punto forte, perché a prescindere che l’aggiornamento ci piaccia o meno, che stravolga una personalizzazione che mi sono fatto fare e che mi piace da matti, o qualunque altro motivo…quando arriva la data di aggiornamento, si aggiorna e fine della storia (in realtà come partner abbiamo la possibilità di far slittare la data, ma non è utile da sapere ai fini dell’esempio).

PaaS

Vuol dire che il sistema è deploiato su Cloud Azure…sì come prima… però qui l’ambiente è gestito dal partner e non direttamente da Microsoft. In questa modalità, il database è a disposizione. Quindi, volendo, ci si può mettere le mani e fare anche interventi non propriamente consigliabili, ma sono sicuro che sarete tutti così bravi e attenti da rispettare le best practice e canoni Microsoft per lavorare.

A parte tutto, questo semplifica spesso la vita, come accennato prima, per interfacce e custom particolari, ma soprattutto, se abbiamo fatto qualche intervento, non abbiamo più il problema degli aggiornamenti cattivi che ci rompono le custom. Eh già, perché in questo caso siamo noi a decidere quando passare ad un aggiornamento o ad una nuova versione.

Insomma, qui realizzare custom è più facile e a livello di servizi può costare qualcosa in meno sul breve termine ma a differenza del SaaS, quando si decide di passare ad una nuova versione (inutile che fate finta di niente voi che avete lo stesso ERP da 10 anni… ad un certo punto si dovrà passare ad una versione nuova) non succede tutto o quasi tutto in automatico; in questo caso bisogna fare un progetto di Migrazione…non è un progetto come una nuova implementazione, ma non è nemmeno uno scherzo da sottovalutare.

Piu versioni vanno saltate più è probabile che linguaggi e standard siano diversi e quindi sia più impegnativo adeguare il tutto.

Ora, facciamo un passetto indietro. Dicevamo che è sempre in cloud e sempre su Azure, ma su un ambiente cloud gestito dal partner, e questo ci offe due possibilità di scelta:

  • Ambiente Condiviso
  • Ambiente Dedicato

Nel primo caso, diversi clienti sono ospitati sullo stesso ambiente, fondamentalmente condividono macchine e risorse ma nessuno vede gli affari degli altri. Si risparmia un po’, però si è vincolati su altri temi come la versione o i layer di sicurezza o modalità di accesso…insomma qui deve essere tutto uguale per tutti.

Se si vuole avere un trattamento speciale, allora, ci si fa un Ambiente Dedicato, e su quello ci si muove come si vuole: si decide quando e se migrare ad una nuova versione, quanti e quali layer di sicurezza adottare, modalità di accesso, MFA, scansione della retina/impronta digitale, Bodyguard all’ingresso tutto quello che volete… Ovviamente, però, non condividendo con altri l’ambiente, i costi sono un po’ più alti.

On Premise

Vuol dire che il sistema è deploiato su un’infrastruttura fisica tendenzialmente nello scantinato insieme ai mostri che stanno sotto al letto oppure in stanze che sembrano i motori dell’Enterprise a seconda del tipo di azienda in cui vi trovate.

Che sia uno scantinato o un’astronave, della vostra infrastruttura ve ne occupate voi in un modo o nell’altro; quindi, o c’è qualcuno dei vostri che lo fa per mestiere o si paga qualcun’altro per farlo.

Ad ogni modo il sistema ha dei requisiti minimi per essere ospitato sulle macchine ma, come per il PaaS, si ha a disposizione DB e quant’altro… ovviamente, con tutto ciò che ne consegue.

Gli scenari più diffusi ci mostrano implementazioni ricche di interfacce con altri gestionali, soprattutto dove si gestisce la produzione o siano necessari dipartimentali o verticali particolari.

In questi casi passare ad una nuova versione è sempre complicato e se vi dicono che non è vero stanno mentendo. I motivi sono più o meno gli stessi del deploy PaaS, più è grande il salto più la migrazione assomiglia a un nuovo progetto.

Di sicuro, in quelle situazioni in cui si abbia una scarsa connettività, questa è quasi una scelta obbligata che esclude le precedenti.

Se invece che in casa vostra, l’hardware è in casa di qualcun altro o addirittura sul cloud di qualcun altro, allora per il software non cambia assolutamente nulla.

Il vero tema sull’on premise non ve lo dico…perché è un aspetto legato al licensing e lo vediamo separatamente nel prossimo capitolo ahah…o paragrafo

Alternative di Licensing

Passiamo, invece ad affrontare il discorso licenze: anche se non è banale, cercherò di semplificare al massimo la questione.

I tre scenari visti sopra li possiamo dividere in due categorie:

  • licenze a canone
  • licenze perpetue

Se siete stati attenti, avrete già capito che il SaaS e il PaaS sono scenari a canone, quindi si avranno dei costi ricorrenti che concederanno il diritto d’uso del sistema fintanto che si sostengono, diventando molto simili in effetti a dei costi operativi, OPEX per gli amici.

Inclusi in questi costi, ovviamente, ci saranno anche tutti i costi per l’infrastruttura e via dicendo, rimanendo onere del cliente la solo connettività…senza quella è impossibile lavorare con il cloud!

Al contrario, le licenze perpetue con l’acquisto danno il diritto di proprietà sulla versione del software che si è comprata, quindi molto simile invece a un costo capitale, o CAPEX (per i pro).

In questo caso ovviamente bisognerà preoccuparsi di tutto l’aspetto infrastrutturale e manutentivo.

Qui si apre tutto un dibattito tra chi preferisce gli OPEX e chi i CAPEX ma non voglio entrare in questo annoso dibattito… nell’articolo precedente ci sono alcuni spunti per capire cosa vi può piacere di più…ma potrebbe essere anche un’idea per un prossimo articolo in effetti…

In realtà le licenze perpetue hanno legata un’altra voce di costo, ovvero il Canone di Manutenzione. Questo è un canone annuale ricorrente, pari ad una percentuale del valore nominale della licenza acquistata che concede il diritto di ottenere da Microsoft una serie di aggiornamenti/adeguamenti/fix e via dicendo. Non vi dico nemmeno cosa succede se non lo volete mantenere attivo… il software continuerà a funzionare per carità, però tenetelo attivo così viviamo tutti più sereni.

Adesso aggiungiamo un fattore comune, a seconda di quali siano le esigenze dei miei utenti sul sistema. Abbiamo a disposizione 3 licenze alternative con costi differenti e possibilità di agire sul sistema diversamente:

  • Premium User
  • Essential User
  • Team Member

Il primo e il secondo sono utenti “Full” diciamo, plenipotenziari, ma sono scelte alternative, ergo non possono coesistere sul sistema utenti Premium ed Essential: gli utenti Full o sono tutti Premium o sono tutti Essential.

Cosa cambia? Detto in modo sintetico, le aree del sistema su cui possono operare, se si gestisce a sistema la produzione e/o il service allora serviranno utenti Premium, se invece queste due aree non sono di interesse sono sufficienti gli utenti Essential…indovinate quali costano di più? Bravissimi i Premium avendo tutte le aree del sistema a disposizione costano di più, la differenza tra le due licenze è circa un terzo del valore.

I Team Member, invece, sono utenti che hanno un costo molto più ridotto circa il 10/15% delle due sopra, e fondamentalmente possono visualizzare un po’ tutto sul sistema ma possono operare solo su pochi campi. Diciamo che è la licenza per due profili: il grande manager che entra sul sistema per controllare numeri e risultati, ma che operativamente non ci mette mano, oppure quegli operatori che devono fare attività molto limitate e precise.

Arriviamo infine al vero tema dell’onprem che ho annunciato prima con tanta suspance…immagino non stiate più nella pelle…

Come già anticipato Microsoft sta puntando molto sulla versione SaaS, talmente tanto molto che ha deciso di applicare tutta una serie di manovre per disincentivare l’onpremise.

La natura dei disincentivi sono aumenti di costo ovviamente, come del canone di manutenzione, come è già successo l’anno scorso e come succederà di nuovo verso la fine di quest’anno, o del prezzo delle nuove licenze, o addirittura la chiusura del listino on premise per i futuri nuovi clienti!

Insomma, la strada che ha deciso di percorrere Microsoft è chiara e se voi rientrate tra coloro che hanno deciso che invece la strada da seguire sia l’onpremise e vi interessa Microsoft affrettatevi!

Se al contrario, siete tra coloro che attualmente sono onpremise ma hanno voglia e possibilità di darsi una “svecchiata”, proprio come ci sono disincentivi per l’onprem, ci sono anche incentivi per le migrazioni al SaaS!! Ad esempio, una interessantissima Promo Microsoft, interessante vero? Leggi l’articolo che abbiamo scritto in merito, oppure contattaci!

 

 

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On Cloud o On Premise

On cloud vs on premise: cosa scegliere

Spesso mi capita di trovarmi di fronte a questo tipo di domanda: meglio scegliere on cloud o on premise?

Di solito, nel mio caso, questa domanda è legata a un nuovo progetto ERP con Dynamics 365 Business Central, e una delle prime cose che devono essere considerate è “il luogo” in cui debba risiedere questo ERP. Questa scelta dipende da tanti fattori come la situazione infrastrutturale esistente e se sono previste evoluzioni della stessa, la predisposizione “filosofica” del management, gli investimenti effettuati in tempi recenti etc etc… la scelta di certo non è semplice e va analizzata caso per caso: proviamo a schiarirci le idee.

In termini generali va detto che una richiesta, che è diventata sempre più comune, legata al ridisegno delle infrastrutture e architetture IT è quella di garantire una maggiore flessibilità e capacità di adeguamento.

Essendo sempre più comune la diffusione e l’ adozione di soluzioni in cloud il confronto con l’on premise (onprem per gli amici) nasce spontaneamente; quale debba essere reputata l’opzione migliore come dicevo dipende da diversi fattori, per ora possiamo provare a racchiuderli in due macrocategorie:

  • Fattori infrastrutturali
  • Fattori funzionali

In questo articolo parleremo esclusivamente dei fattori infrastrutturali, per ora di quelli funzionali vi basti sapere che: ogni tipologia di applicativo può avere delle specifiche peculiarità per cui, per poter sfruttare (o implementare al meglio) alcune funzionalità, sarà più conveniente (se non obbligatorio) lo scenario on cloud piuttosto che on premise. L’esempio limite sono quegli applicativi che esistono esclusivamente in modalità SaaS o al contrario solo on prem.
Prima facciamo un passo indietro e partiamo dalle basi: cosa significa on cloud e on premise?

Per iniziare…che robe sono?

On premise e on cloud: perché sono diversi

Portando la cosa al livello più basilare possibile si può dire che la differenza tra on prem e on cloud consista nel dove siano dati, applicazioni, software e hardware.

Un’infrastruttura on premise prevede che sia tutto all’interno del perimetro aziendale e che venga gestita internamente (risorse proprie o di un partner). Al contrario un’infrastruttura on cloud risiede altrove, oltre il perimetro aziendale e a occuparsi di manutenzione e monitoraggio è qualcun altro.

Qualunque tipo di esigenza richieda l’infrastruttura IT può essere soddisfatta sia in un modo che nell’altro. La scelta di quale strada percorrere tendenzialmente dipende da alcuni punti chiave (come dalla struttura dei costi e dalle soluzioni utilizzate in azienda) di cui parleremo successivamente.

Spoiler alert – considerate che il mercato, in un modo o nell’altro, si sta dirigendo verso un’adozione sempre più pervasiva del cloud, quindi essendo sempre di più le soluzioni offerte esclusivamente in cloud, chi utilizza ancora sistemi legacy tendenzialmente cerca una soluzione ibrida.

Un po’ di storia non fa mai male (come si è arrivati al cloud dall’on premise)

All’alba dei tempi ogni azienda doveva essere dotata di un datacenter proprio dove archiviare dati ed eseguire applicazioni, l’on premise regnava incontrastato.

Si è sviluppata poi una fetta di mercato che permetteva di “affittare” l’hardware che era all’interno di un perimetro aziendale, ma di un’altra azienda, che offriva questo servizio a diverse realtà. Quindi si faceva hosting dell’infrastruttura.

Il primo step vero e proprio verso il mondo cloud è stata la virtualizzazione del hardware interno all’azienda, ottimizzando ed efficientandone l’utilizzo.

A questo punto il panorama IT ha iniziato a vedere spuntare come funghi servizi cloud di tutti i tipi – a livello di Infrastrutture, Piattaforme o Software (IaaS, PaaS e SaaS) – che hanno abilitato nuove tecnologie e possibilità infrastrutturali anche per ibridare i due mondi all’interno di uno stesso scenario.

Questa strada ibrida è molto valida soprattutto in quei contesti in cui portare in cloud soluzioni legacy non sia proprio uno scherzo, poiché permette di godere sia dei vantaggi cloud quanto di quelli on premise.

Passando all’attualità, la pandemia è stato un fattore determinante nel chiarire alle aziende la necessità di infrastrutture agili in grado di supportare smart working e soluzioni cloud che soddisfacessero esigenze specifiche in tempi rapidi.

Ora vediamo i classici punti di interesse per chi deve prendere una decisione in merito.

Daje col confronto…Cloud vs on premise

I requisiti per scegliere

Scalabilità e flessibilità sono requisiti che ormai stanno diventando fisiologici per le infrastrutture IT consentendo la gestione di volumi crescenti di servizi e dati in tempi relativamente ristretti. Ovviamente tutto ciò ha un risvolto anche a livello di costi e sicurezza, altra tematica di rilievo che oramai (per fortuna) sta diventando orizzontale su qualunque scenario IT.

Dunque, la competizione tra on premise e on cloud si gioca nel campo della gestione della crescita e quindi delle risorse a disposizione, nonché del monitoraggio e della gestione delle stesse con strumenti e pratiche idonee, anche in termini di sicurezza e di efficienza dei costi.

Cloud vs on premise: Flessibilità

In linea generale un’infrastruttura on cloud consente una scalabilità pressoché illimitata garantendo flessibilità massima grazie alla possibilità di “accendere o spegnere” istantaneamente le risorse in base alle necessità, come periodi di picco (improvvisi o meno) o per efficientare i costi.

Inoltre, una volta che l’ambiente cloud è a disposizione si riducono drasticamente i tempi di provisioning delle soluzioni dovuti ad installazioni e configurazioni.

Un’infrastruttura on premise invece, ovviamente, non essendo mutabile, non consente lo stesso grado di flessibilità. Se si devono gestire dei picchi, l’infrastruttura dovrà essere dimensionata per il carico di lavoro massimo previsto, ma nel resto del tempo… continuerà ad esserci anche se non sfruttata… e se avremo sbagliato le previsioni o se avremo un’ulteriore crescita, avremo problemi e dovremo ampliare l’infrastruttura.

Anche in questo caso ampliare un’infrastruttura fisica richiede un tempo commerciale, un tempo logistico per la consegna e infine delle attività per l’installazione.

Cloud vs on premise: Costi

Come abbiamo appena detto quindi appoggiandosi al cloud avremmo una infrastruttura al di fuori del nostro perimetro aziendale, affidando gestione e manutenzione al nostro provider di fiducia.

Così facendo ci libereremmo di alcuni oneri, oltre a pagare soltanto le risorse effettivamente necessarie, non dovremo preoccuparci dei costi energetici (tematica particolarmente importante oggi) derivanti dall’alimentazione e condizionamento dell’infrastruttura; si ha un risparmio di spazio fisico necessario per il datacenter, non ci si deve preoccupare di continuità e ridondanza, nonché costi di licenze software.

Spesso si tende a sottovalutare i costi “connessi”: per poter gestire e manutenere un’infrastruttura fisica, infatti, sono necessarie competenze che, interne o esterne, hanno un costo che è necessario considerare e sostenere per la gestione e soluzione delle possibili criticità che possono sorgere.

Discorso simile si può fare anche sulla sicurezza: affidandosi al cloud ci si libera di questo onere sia in termini di costi che di competenze, lasciandolo in carico al provider.

Fondamentalmente nel caso On Prem si ha un importante costo iniziale in conto capitale (Capex per gli amici) per la costruzione dell’infrastruttura, che poi andrà ammortizzato. Nel corso del tempo le macchine andranno sostituite, aggiornate o aggiunte in caso di ampliamenti. Nel caso On cloud invece si trasla tutto in costi operativi (Opex per gli amici), non si sostengono investimenti iniziali a fronte di un canone onnicomprensivo. Questo tendenzialmente è un punto chiave che determina la scelta e dipende principalmente dalla filosofia preferita in azienda.

Cloud vs on premise: Esternalizzazione

Come si intendeva già nel paragrafo precedente una infrastruttura on premise richiede diverse competenze. Nell’eventualità in cui esse siano presenti nel contesto aziendale è corretto fare un ragionamento su quali siano le attività più produttive che debba seguire il team dedicato.

Se l’infrastruttura diventa un servizio gestito tramite il cloud, sarà il provider a dover gestire costi e criticità che altrimenti sarebbero in carico al nostro IT.

Questo significa che attività come manutenzioni, aggiornamenti software e sicurezza non graverebbero più su di noi sia come tempo (e costo associato) delle risorse sia come responsabilità.

Inoltre, tendenzialmente in caso di problematiche o blocchi del servizio, il provider ha i mezzi in grado di sbloccare la situazione in tempi più rapidi rispetto a quelli che potremmo dedicare internamente in autonomia.

Cloud vs on premise: Sicurezza

A prescindere da quale sia lo scenario, la sicurezza è ormai aspetto fondamentale e imprescindibile. In merito a questo tema uno solo è l’aspetto che effettivamente è discriminante, ovvero le regolamentazioni a cui devono sottostare alcuni settori come quello assicurativo, sanitario, finanziario, etc.

Vanno su un piano diverso le politiche aziendali: ad esempio è comune che nel campo della proprietà intellettuale, brevetti, farmaceutico, etc. per maggiore serenità si mantenga tutto dentro le mura aziendali anche senza che sia effettivamente richiesto da normative, ma solo per avere una certa garanzia di controllo.

Di fatti si è a lungo creduto che il cloud fosse una soluzione meno sicura rispetto all’on prem; tuttavia, ad oggi, i grandi player del mercato sono riusciti a spezzare questo falso mito e a dimostrare di avere tutte le carte in regola per mantenere i più alti standard di sicurezza esistenti, confronto che è veramente difficile (e sicuramente incredibilmente costoso) provare a mantenere per le aziende clienti. Nel 2021 Microsoft ha dichiarato di voler investire più di 20 miliardi nei prossimi 5 anni in cybersecurity… come dicevo, il confronto è piuttosto complesso.

Per farla breve, quindi, tra on premise e cloud non ci sono differenze sotto il profilo della sicurezza, a cambiare sono invece gli aspetti e i mezzi da considerare e mettere in gioco in un caso o nell’altro.

Mescolato non shakerato: l’infrastruttura ibrida

Va detto che non ci sono sempre le condizioni per poter dire “scelgo questo!”. Infatti, esistono soluzioni che possono essere disponibili solo in cloud, o al contrario possono trovarsi applicazioni legacy strategiche per l’azienda che non sono migrabili in cloud in tempi brevi e il cui passaggio può essere un procedimento molto complesso o oneroso. Stesso discorso per soluzioni altamente personalizzate.

Queste condizioni portano a valutare una terza alternativa che è sempre più diffusa: una infrastruttura ibrida, che permetta di mantenere on premise le applicazioni che non si possono portare in cloud, ma al tempo stesso abbia tutta la capacità di calcolo scalabile necessaria grazie al cloud. Avremo così una parte fisica in casa e una parte sulle nuvole, e potremo godere dei vantaggi di entrambe le soluzioni.

Un altro motivo per cui intraprendere un percorso ibrido è legato al voler fare le cose un passo alla volta, soprattutto se sono stati fatti importanti o recenti investimenti in HW, migrando in cloud in base alle esigenze evitando di dover ampliare o rimpiazzare l’infrastruttura fisica.

Ovviamente anche questo scenario necessita di condizioni ben precise per poter vedere la luce.

E ora voi su cosa puntate?

Per concludere, è chiaro che si debba analizzare caso per caso quale possa essere lo scenario migliore. A prescindere da pregi o difetti, è palese che la direzione del mercato sia una: il cloud si sta dimostrando sempre più pervasivo, che sia “full” o “hybrid”.

Resta sicuro che per intraprendere un percorso di cloud journey e orientarsi nel mondo Azure ci vogliono tante competenze sia a livello tecnico che a livello contrattuale, per cui affidarsi a un Partner competente fa la differenza.

Ah dimenticavo… unica condizione essenziale per il cloud è la connettività, ma quella spero non sia da considerare un problema ormai…

Prossima puntata: Business Central meglio on cloud o on premise?

Le alternative di deploy dell’ERP Microsoft, Dynamics 365 Business Central, in cantina/sulle nuvole/nello spazio?

 

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